Informativa privacy CV: la dicitura corretta da inserire

Con l’introduzione del GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione Dati) in tutta Europa, anche l’Italia ha aggiornato le sue norme sulla privacy. Questo ha avuto un impatto importante nel mondo della ricerca e selezione, ed è per questo che voglio fare chiarezza su un punto che genera spesso dubbi: Informativa privacy CV, cosa bisogna davvero inserire, dove e perché.

Vediamo insieme cosa è cambiato e come gestire al meglio i tuoi dati personali quando ti candidi per un’offerta di lavoro.

immagine rappresentativa dell'Informativa privacy CV GDPR dicitura per l'autorizzazione dati. esempi di frasi da inserire nel CV all'interno dell'articolo.

Evoluzione della normativa sulla informativa privacy CV dal 2018 a oggi

L’evoluzione della gestione sulla informativa privacy CV è strettamente legata al clima in cui nacque il GDPR. La sua entrata in vigore nel 2018 fu preceduta da eventi di portata globale come lo scandalo Cambridge Analytica, che resero evidente a tutti la necessità di proteggere i propri dati personali. In questo contesto, inizialmente si consolidò un vero e proprio obbligo di inserire nel curriculum una dicitura esplicita di consenso per adeguarsi alla nuova e severa normativa. Successivamente, l’interpretazione si è affinata: si è compreso che tale obbligo legale formale poteva cessare, poiché il consenso del candidato è già implicito nell’azione stessa di inviare il CV per una posizione lavorativa. Di conseguenza, l’obbligo si è trasformato in una best practice fortemente raccomandata: non più un’imposizione di legge, ma un gesto di accortezza e professionalità che evita il rischio concreto di vedere la propria candidatura scartata per policy interne aziendali.

Perché l’informativa privacy sul CV è ancora importante

Quando scrivi il tuo curriculum, uno degli errori più comuni è dimenticare l’autorizzazione al trattamento dei dati personali. Sebbene con il GDPR non sia più tecnicamente obbligatoria, includerla è una prassi che ti consiglio vivamente di seguire. Una domanda che riceviamo spesso è:

“Perché devo farlo se la legge non lo impone più?”

Ma la vera domanda che dovresti farti è “perché rischiare”? Ecco un buon motivo per essere prudenti: anche se il GDPR permette a un’azienda di valutare il tuo CV in quanto ‘misura precontrattuale’, molte organizzazioni preferiscono la via più sicura. Per policy interna o per semplice cautela, decidono di processare solo i CV che contengono un’autorizzazione esplicita. Il rischio concreto, quindi, non è legale, ma è quello di vedere la tua candidatura scartata prima ancora di essere letta. Considera che i controlli sono diventati più rigorosi e le sanzioni per le violazioni gravi possono arrivare fino a 20 milioni di euro o al 4% del fatturato. Per un’azienda, la tua autorizzazione è una garanzia di serietà e accortezza.

I riferimenti normativi spiegati in modo semplice

In Italia, la gestione dei dati personali è regolata principalmente da due norme:

  • Il GDPR 2016/679, valido a livello europeo.
  • Il Decreto Legislativo 101/2018, che ha aggiornato il precedente “Codice della privacy” italiano (D.Lgs. 196/2003) per allinearlo al GDPR.

Autorizzare un’azienda al trattamento dei tuoi dati la aiuta a rispettare queste normative. Sebbene tutte le imprese debbano seguire i principi del GDPR, quelle con meno di 250 dipendenti hanno qualche flessibilità in più sulla documentazione, ma devono comunque garantire la massima protezione dei dati dei candidati.

Le nuove regole per i candidati con il GDPR

Con il GDPR, il tuo controllo sui dati personali è aumentato. Ecco le regole pratiche da seguire quando ti candidi:

  • Usa i canali ufficiali: Invia la tua candidatura tramite i siti web aziendali o i portali di recruiting (software ATS). Per le piccole imprese, l’invio via email resta una pratica comune e accettata.
  • Evita gli invii non ufficiali: Candidarsi via messaggio privato su LinkedIn o altri canali non designati è spesso inefficace, oltre che potenzialmente irritante per i recruiter. Se proprio vuoi contattare direttamente una persona in azienda, fallo solo dopo aver inviato il CV tramite i canali ufficiali, specificando nell’oggetto dell’email i riferimenti dell’offerta.
  • Esercita il diritto alla cancellazione: Ricorda che hai il diritto di chiedere la cancellazione dei tuoi dati in modo molto più semplice rispetto al passato.

Seguire queste buone pratiche non ti assicura di ottenere il lavoro, ma riduce drasticamente il rischio che la tua candidatura venga ignorata per motivi formali.

Informativa privacy CV: le formule corrette da usare

Non serve complicarsi la vita. Ecco alcune formule semplici ed efficaci che puoi inserire nel tuo curriculum:

  • Formula breve (consigliata):Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento UE 2016/679 (GDPR).
  • Formula completa:Autorizzo il trattamento dei dati personali contenuti nel mio curriculum vitae ai sensi del Regolamento UE 2016/679 (GDPR) e del D. Lgs. 196/2003, ai soli fini della ricerca e selezione del personale.

Le formule più lunghe sono spesso superflue. La versione breve è chiara, professionale e sufficiente.

Posizione e formato: dove inserire la dicitura sulla informativa privacy CV

L’autorizzazione al trattamento dei dati va inserita in calce al curriculum, ovvero alla fine dell’ultima pagina. Un consiglio importante: non firmare a mano. Evita di stampare il CV, firmarlo e poi scannerizzarlo. Questa procedura è controproducente perché:

  • Peggiora la leggibilità del documento digitale.
  • Aumenta le dimensioni del file, creando possibili problemi di compatibilità con i software ATS usati dai recruiter.

La firma autografa non è richiesta e non aggiunge alcun valore legale in questo contesto.

Come un’azienda può (e non può) usare il tuo CV

Il GDPR è molto chiaro su questo punto: i tuoi dati possono essere usati solo per lo scopo per cui li hai forniti, cioè la ricerca e selezione del personale (art. 5 del GDPR). Un’azienda non può usare le informazioni del tuo CV per altre finalità, come fare analisi di mercato sulla concorrenza o, peggio, spionaggio industriale. Inoltre, ricorda che l’azienda ha sempre l’obbligo di fornirti la sua “informativa privacy” (solitamente via email o sul portale di candidatura), un documento in cui spiega nel dettaglio come e per quanto tempo conserverà i tuoi dati.

Un uso improprio dei dati non solo è illecito, ma esporrebbe l’azienda a sanzioni pesantissime e a un grave danno di reputazione. Se sospetti un abuso, puoi sempre presentare un reclamo al Garante per la protezione dei dati personali.

Un recruiter può contattare la mia azienda attuale?

Questa è una delle domande che ricevo più spesso e una delle paure più grandi di chi cerca lavoro essendo già occupato. La risposta è netta: no, senza il tuo esplicito consenso. Il tuo CV e il fatto stesso che ti stia candidando sono dati personali protetti dalla privacy. Un’agenzia di recruiting che contatta il tuo attuale datore di lavoro senza il tuo permesso scritto commette una grave violazione. Farlo potrebbe infatti:

  • Creare conflitti e minare il rapporto di fiducia con il tuo attuale responsabile.
  • Danneggiare la tua reputazione professionale.

Le agenzie serie e professionali non lo fanno mai. Solitamente, le referenze vengono chieste su esperienze lavorative precedenti, non su quella in corso. Se un recruiter ritenesse indispensabile contattare la tua azienda, dovrebbe prima discuterne con te e ottenere il suo consenso scritto.

Un ultimo commento personale

Se tutto questo ti sembra un’inutile complicazione burocratica, posso capirti. A volte lo è. Tuttavia, lo scandalo di Cambridge Analytica ci ha ricordato quanto sia facile “regalare” i nostri dati, specialmente alle grandi aziende del web. Aggiungere una semplice riga in fondo al CV è un piccolo gesto di accortezza. Non ti farà ottenere il lavoro, ma dimostra professionalità e ti protegge da situazioni spiacevoli. Ti invito a prestare sempre la massima attenzione ai tuoi dati, online e offline, senza mai sottovalutare l’uso che persone in malafede potrebbero farne.

Sintesi e FAQ – risposte a domande frequenti su informativa privacy CV

Sintesi dei punti chiave

  • È fondamentale inserire nel curriculum una formula di autorizzazione al trattamento dei dati personali, anche se non più strettamente obbligatoria per legge, per evitare che la candidatura venga scartata per motivi formali.
  • La dicitura va inserita in calce al CV, alla fine dell’ultima pagina, senza necessità di firma autografa. Una formula breve come “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento UE 2016/679 (GDPR)” è sufficiente e professionale.
  • Un’agenzia di recruiting o un’azienda non possono contattare il tuo attuale datore di lavoro per chiedere referenze senza aver prima ottenuto il tuo esplicito consenso scritto, poiché ciò costituirebbe una violazione della tua privacy.

Domande frequenti (FAQ)

Quale dicitura esatta devo inserire nel CV per la privacy? Inserisci la formula “Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento UE 2016/679 (GDPR)” in calce al curriculum. Questa dicitura è chiara, aggiornata e universalmente riconosciuta.

Devo firmare a mano l’autorizzazione sul CV? No, la firma autografa non è necessaria. Anzi, è sconsigliato stampare, firmare e scannerizzare il CV, poiché questo processo peggiora la qualità del file e può renderlo illeggibile ai software di selezione automatica (ATS).

Cosa rischio se non inserisco l’autorizzazione al trattamento dei dati? Il rischio principale è che la tua candidatura venga gestita in modi imprevedibili, quasi sempre a tuo svantaggio. Ecco i tre scenari più comuni:

  • L’azienda più cauta la scarta subito: per policy interna, non processa CV non conformi.
  • Quella pragmatica ti contatta per regolarizzare la situazione, ma il processo di selezione subisce un rallentamento.
  • Quella meno strutturata procede comunque, mostrando però una scarsa attenzione alla privacy che dovrebbe essere un campanello d’allarme per te.

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8 risposte

    1. Come spiegato, c’è una flessibilità che distingue le micro-imprese dalle grandi imprese. Alle micro-imprese è certamente possibile consegnare il CV a mano, a quelle più grandi e strutturate no.
      Se la domanda non è di vuota provocazione, la risposta è anche che oggi nessun professionista è senza email: bisogna essere in grado di controllarla anche solo dallo smartphone, altrimenti ci sono sempre gli internet point e gli accessi gratuiti per gli studenti. Se poi si è privi di e-mail, allora c’è un problema molto più grosso da risolvere di alfabetizzazione informatica. Spero che non sia questo il caso!

  1. Innanzitutto grazie per la precisazione. La mia domanda non era una provocazione. Io ho un’ottima preparazione informatica, per esempio uso software open source e conosco i linguaggi di programmazione più diffusi. Tuttavia non possiedo uno smartphone, ma un cellulare GSM di vecchia maniera (per fortuna i provider tengono ancora attiva la cara e vecchia rete GSM). Detto questo, anche se allo stato attuale posso comunicare e quindi cercare lavoro con Internet, il dubbio mi era sorto perché nel momento in cui dovrò fare una scelta su quali spese tagliare in famiglia, Internet sarà purtroppo la prima nella lista; per questo motivo sorgeva la domanda se la legge consentiva alle aziende di raccogliere CV su supporto cartaceo: prevedo sarà questo il metodo che continuerò a usare in futuro.
    L’accesso alla Rete non è gratuita in Italia. Non credo che la categoria dei disoccupati si possa registringere a quella dei “liberi professionisti”, anzi la maggior parte magari cerca lavoro come dipendente. Non mi affiderei mai agli Internet Point per inviare dati personali, né lo consiglierei ad altri. Inoltre, anche questi offrono l’accesso a un costo non indifferente. La mia opinione personale è che la gente abbia perso il contatto con la realtà: lo smartphone assunto come status symbol della vita quotidiana, associato persino al disoccupato in cerca di lavoro? È inverosimile, mi creda! Se è vero ciò che ha detto, allora veramente chi ha scritto la legge GDPR ha perso ogni contatto con la realtà quotidiana vissuta dalla gente comune come me. Lo scrivo a malincuore senza voler polemizzare!

    1. Capisco il punto di vista ed in parte lo condivido, ma tant’è: le leggi non le facciamo noi, le copie stampate sono ingestibili dalle grandi imprese ed esistono (o dovrebbero esistere) i punti di accesso gratuiti, come librerie, Centri Giovani, Centri per il Lavoro e affini.
      Vista la situazione, il consiglio che do è quello di specificare nel CV come farsi contattare. Ad esempio:

      Mario Rossi
      Cell: 393 XX XX XXX – contatto preferito
      email: mariorossi ET mail . com
      …. specificando poi nella lettera di presentazione in chiusura.

      “attendo gentilmente un vs. riscontro tramite telefono in quanto, per motivi tecnici, non ho accesso regolare alla email”.

      In bocca al lupo…

  2. Buongiorno, al momento sto cercando lavoro anche all’estero (UE), in questo caso quale frase dovrei inserire per il trattamento dei dati personali?

    Grazie in anticipo

    1. Ciao Cristina, bisogna verificare le leggi della nazione di destinazione. In generale un riferimento al GDPR va sempre bene in quanto sono leggi europee, ma devi verificare volta per volta. In UK per esempio non si pongono questo problema, e nemmeno in Svizzera (anche se trovi articoli sulla confederazione elvetica che paiono suggerire diversamente).

  3. L’articolo 13 del Codice Privacy è stato abrogato per l’adeguamento al GDPR. Pertanto, nella dicitura in calce per l’autorizzazione al trattamento non sarebbe più opportuno non specificare gli articoli ma inserire genericamente “ai sensi del D.Lgs. 196/2003 e..ecc” ?

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